Lorenzo Picunio - anno scolastico 2005-2006
Lorenzo Picunio - 19-05-2006
Approvato dal Consiglio della Municipalità di Mestre Carpenedo, su proposta del capogruppo dei Verdi Federico Camporese (a maggioranza Ds, Verdi, Comunisti Italiani, Rifondazione, Italia dei valori, Margherita)

Considerato
che l'approvazione ...
Lorenzo Picunio - 08-04-2006
Gli insegnanti frequentano le scuole. Potrebbero "frequentarle" anche lunedì pomeriggio, come pubblico che assiste allo scrutinio

I brogli elettorali non sono nella tradizione italiana. I seggi sono, storicamente, un luogo di confronto politico, ...
Lorenzo Picunio - 30-01-2006
Le ormai famose 270 pagine del programma di Prodi sono una lettura interessante, in molti punti anche piacevole, percorsi da un certo calore umano e da un desiderio - che sembra sincero - di trasformazione della società italiana.
Ci sono due "no" ...
Lorenzo Picunio - 29-11-2005
Ragionare sulla cooperazione didattica in relazione alla "riforma" Moratti, ed alle sue alternative future richiede - a mio parere - una riflessione sul passato.
Quando nacque in Europa e in America il modello dell'istruzione pubblica di massa, nella seconda metà del XIX secolo (e in Italia, con significativo ritardo, qualche decina di anni più tardi) si diede vita ad un'enorme massa di lavoratori pubblici che prima non esisteva. Più o meno nella stessa epoca, una cosa simile accadeva per la sanità, ma con maggiore gradualità. Prima i luoghi che concentravano una grande quantità di lavoratori pubblici erano quelli militari e di polizia.
Con la scuola pubblica, nonostante l'evasione, i numeri degli insegnanti (e degli altri operatori) sono elevatissimi, tali da condizionare un bilancio pubblico. Si rimedia stabilendo che il mestiere dell'insegnante non deve necessariamente essere un mestiere faticoso, grazie alle bocciature e all'evasione, e quindi dev'essere pagato ben poco.
Chi riesce, riesce e - nella lettura italiana, come sempre fantasiosa e tirchia ad un tempo - "il metodo è il maestro" come scrive Gentile, e quindi non serve una preparazione specifica per l'insegnante. Se è donna le basterà una sorta di naturale espansione delle capacità di mamma; se è un uomo soccorrerà l'estro, lo spirito d'artista o, in mancanza di queste non frequenti doti, la necessità di dare da mangiare alla famiglia.
Falsa quindi, a questi livelli, ogni lettura della scuola pubblica come "ascensore sociale". E tutto sommato di basso profilo ogni arricchimento della qualità media del lavoro o della ricerca cagionato da una maggiore istruzione media dei cittadini.
Poi, negli anni '30 e '40 negli Stati Uniti, e intorno agli stessi decenni nel continente europeo, nasce una riflessione, provocata da motivi diversi. Gli americani si chiedono se vale la pena mantenere una struttura così ampia e costosa ma di scarso effetto per gli interessi del capitalismo: ad un capitale moderno non basta certo che gli operai abbiano imparato a leggere e scrivere, tanto più che rimane una quota significativa che viene espulsa dalla scuola o non ci entra proprio, e quindi non arriva nemmeno a quello. In Europa - in particolare in Francia - forse la spinta è più "socialista" ma si arriva agli stessi risultati.